Finzione e autobiografia. Chiara Mezzalama su Antonia – Journal 1965-1966 di Gabriella Zalapì

Cento pagine appena, qualche vecchia fotografia trovata nelle scatole della nonna amata, un albero genealogico: di questo è composto il piccolo ma potente romanzo di Gabriella Zalapì, un’artista, fotografa e scrittrice di origini anglo-svizzere-italiane. Pubblicato dalla casa editrice svizzera Zoe, Antonia – Journal 1965-1966 è stato un caso editoriale in Francia, premiato e molto bene accolto dalla critica. Mi è stato regalato dalla libraia di quartiere – mi ha fatto molto pensare a te, mi ha detto Isabelle – e per settimane è rimasto sul tavolo della libreria con la nota coup de cœur come si usa qui in Francia per i libri amati da chi li consiglia, li vende, li fa circolare, quasi li spaccia…

            Antonia è una donna di ventinove anni che vive a Palermo con un marito che non ama e un figlio di nove anni, Arturo, che non riesce ad amare come vorrebbe, prigioniera della sua condizione sociale, delle regole implacabili dell’alta borghesia, di una nurse inglese che non le ha lasciato allattare il figlio. Il romanzo, che mescola sapientemente finzione e autobiografia, ha la forma del diario, inizia con la fotografia di una donna elegante che cavalca all’amazzone, un uomo in uniforme che salta davanti a lei e un’incongrua scrivania in primo piano, come un ostacolo. Questo sentimento di stranezza è ciò che contraddistingue il romanzo; da un lato una storia nota, quella di una donna sottomessa al marito e alle regole dell’alta società, dall’altra delle osservazioni scarne e senza appello sulla propria infelicità, sul mondo che la circonda e il germogliare di un desiderio di ribellione. Il diario ha inizio il 21 febbraio 1965 con questa frase (traduzione mia): «Questa mattina, quando ho aperto gli occhi, ero incapace di muovermi. Il mio corpo sembrava essersi dissolto tra le lenzuola e bagnava in un sudore tossico».Antonia non riesce a tenere fede al proposito di accompagnare il figlio a scuola, è paralizzata dalla sua condizione di sposa infelice, figlia ingrata, madre incapace. Seguendo il filo delle pagine, les journées-lignes, come se i giorni fossero scanditi dalla scrittura del diario, unica verità nel contesto ferocemente idilliaco nel quale vive Antonia, scopriamo la storia della sua famiglia cosmopolita, perseguitata durante la guerra per le sue origini ebraiche, una nonna amata e una Mutti troppo presa da sé stessa e dalla carriera di pianista per potersi occupare di figlia e nipote. Un padre adorato morto giovanissimo in guerra, una madre fredda e distante, un Vati che cerca di sostenere la nipote, ricordandole tuttavia qual è il posto di una giovane sposa perbene. Ciò che cova in queste pagine asciutte è una tremenda violenza, subita ma che deve anche essere messa in atto per potersi liberare. Questo piccolo romanzo prezioso, che racconta tra le righe la Sicilia e il nostro paese, meriterebbe davvero di essere tradotto.

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Gabriella Zalapì
Antonia. Journal
1965-1966
Editions Zoe
Chêne-Bourg
(Svizzera) 2019
112 pagine, 12euro
e-book 7,99 euro
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