Il giorno dopo. Un ricordo di Rossana Rossanda di Anna Maria Crispino

Il giorno dopo. Un ricordo di Rossana Rossanda di Anna Maria Crispino

Fra quello che fai, e ti definisce nel mondo di relazione, e quel che sei, c’è anche quello che vorresti fare e non riesci, quel che credi di capire e invece no, il dubbio, il desiderio, la frustrazione, l’errore… ciò che l’altro non vede o appena intravede. L’ho percepito anche nel rapporto tra donne. […] dal femminismo ho imparato a scrivere in prima persona, cosa che non avrei mai fatto prima: avrei pensato che era indebito (Leggendaria, n. 67/2008).

Il giorno dopo: il giorno dopo la sua morte, un dolore non misurabile per me (per molte/i, credo) che pensavo fosse immortale. Oggi centinaia di articoli, commenti e ricordi su/di Rossana Rossanda riempiono le pagine dei giornali e bacheche dei social: noi di Leggendaria ne scriveremo sul prossimo numero, quando la tempesta di emozioni si sarà, forse, un po’ calmata. Ma intanto voglio almeno ricordare un incontro bellissimo che avemmo con lei nel 2006 nel corso del VII Seminario estivo residenziale della SIL (Società Italiana delle Letterate): le dedicammo un intero pomeriggio, eravamo una cinquantina di donne, di età diverse, per discutere e commentare “La ragazza del secolo scorso”. Ne abbiamo poi dato conto in sei fitte pagine di nostre domande e sue risposte sul n. 67/2008 della rivista. Alcune di noi avevano avuto una frequentazione più o meno intensa con lei in vari periodi, nel manifesto e fuori, altre, più giovani non la conoscevano. Lei era già ultra-ottantennne – “Mi piacerebbe vedere vivendo altri vent’anni, però disincarnata. Perché un corpo vecchio, care mie, è proprio una rottura di scatole!”, ci disse sorridendo. Eppure non aveva resistito al nostro invito: forse per affetto, o forse perché una delle sue meravigliose doti era la curiosità, che la disponeva ad un ascolto attento, partecipe, empatico anche se severo.

“Io” e “Voi” teneva a sottolineare, perché il suo incontro con il femminismo era stato tardivo: “Avevo cinquant’anni, i giochi della vita erano fatti. L’incontro con il femminismo è stato coinvolgente e nel medesimo tempo straniante. Che giudizio davo di come avevo vissuto? […] Noi avevamo fatto una gran fatica per rompere la separatezza, invece loro, voi, le femministe, vi separavate. […] Ma io… io ero troppo vecchia”. Abbiamo aspettato a lungo il secondo volume della sua auto-biografia/memoir, che Severino Cesari le chiedeva insistentemente. Avremmo voluto leggere ciò che ci avrebbe raccontato sugli (anche nostri) anni Settanta, Ottanta, Novanta e poi… Ma ha scritto, tanto prima e dopo. Come figlie indocili ma piene di ammirazione e amore possiamo solo ringraziarla per quanto ci ha lasciato.

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La foto è presa dal sito spagnolo heroinas.net

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